La Nostra Storia

Anni 1920 – 1930

I primi mesi di attività del sodalizio presieduto dal ragioniere Piero Punzi sono piuttosto frenetici, sia da un punto di vista organizzativo che agonistico.  Il gioco del football comincia a coinvolgere più fasce sociali della cittadina metelliana e si comincia a discutere sulla necessità di costruire un vero campo sportivo. Il 22 maggio 1921 viene inaugurato il campo “Arena” e per l’occasione la Cavese invita il prestigioso Naples, formazione partecipante al campionato di Prima Categoria. La gara non ha storia, troppo evidente la differenza tecnica e fisica tra le due squadre, con i partenopei che si impongono con un netto 5-1. Le amichevoli di quei mesi sono di preparazione al Torneo di Qualificazione alla 1ª Divisione Lega-Sud Campania, che vede la Cavese contendersi il posto con la Nocerina. Così come accaduto nei mesi precedenti, i blu e i rossoneri si incrociano nuovamente per decidere la squadra campione della Divisione campana. Il doppio confronto finisce in parità (1-1 a Nocera Inferiore e 0-0 al campo “Arena” di Cava de’ Tirreni), serve, dunque, una terza gara per decidere la qualificazione, ma a Bagnoli, sede scelta per lo spareggio, la Nocerina non si presenta. La Cavese può così festeggiare la sua prima storica promozione. I metelliani avevano acquisito il diritto a giocare il torneo di 2ª Divisione, ma si aprono inaspettatamente le porte della 1ª Divisione (massimo livello). L’invito arriva direttamente dalla Lega sud, che si ritrova a dover coprire i buchi lasciati da alcuni club rinunciatari.  

Anni 1940 – 1950

Solo a partire dal 1939, con la costruzione del nuovo campo “Palmentieri” e l’arrivo in biancoblu dello ‘sfondaretiFelice Virgilio Levratto, con il duplice ruolo di allenatore e calciatore, il calcio locale riprende vigore. I metelliani vincono subito il campionato di 1ª Divisione, raggiungendo la Serie C, e dopo una prima stagione di assestamento riescono a conquistare, al secondo tentativo, un esaltante terzo posto, che, tuttavia, non risulta sufficiente per disputare le finali nazionali per l’accesso alla Serie B. L’ultimo anno di Serie C prima della sospensione a causa della Seconda Guerra Mondiale viene ricordato per la conquista della Coppa C.O.N.I. ai danni dei cugini della Salernitana. Finito il conflitto bellico, la Cavese viene inserita nel Campionato Regionale Misto, aperto a tutte le squadre campane dalla A alla C, ma si ritira prima dell’avvio del torneo. I problemi finanziari e la mancanza di uno terreno di gioco costringono i Bleufoncé a rinunciare anche alla Serie C e così le ostilità riprendono dal gradino più basso.

Anni 1960 – 1970

Nel 1962/1963 la Cavese arriva vicinissima alle finali per la promozione in Serie D, ma il traguardo viene centrato appena un anno più tardi: nonostante la penalità di 3 punti la squadra di Bugna prima, Nonis poi e infine Dino Moscardo, conquista il primo posto, che vale il passaggio alle Finali. Le gare giocate allo stadio San Paolo di Napoli, però, incoronano il Savoia. Dopo alcuni campionati anonimi, nel 1966 il club del presidente Infranzi si trova costretto a rinunciare al proprio terreno di gioco, per l’inizio dei lavori per la costruzione del nuovo stadio.L’impianto sportivo di corso Mazzini ospiterà il primo incontro il 12 gennaio 1969: Cavese-Leonida Gragnano 0-0. Al termine della stagione, conclusa alle spalle del Portici, arriva la tanto agognata ammissione (per meriti sportivi) al campionato di Serie D.

Anni 1980

Sono anni di fervente costruzione, dentro e fuori dal campo. Gli Aquilotti disputano buone stagioni e si giovano pure di una importante vetrina internazionale partecipando al Torneo Anglo-Italiano, competizione calcistica tra club italiani e inglesi, svoltasi dal 1970 al 1996 e ideata da Gigi Peronace, manager italiano che si era trasferito in Inghilterra negli Anni Sessanta. La raccolta dopo la grande semina arriva nel torneo di Serie C1 1980/81, quando a Corrado Viciani succede il “cavese” Piero Santin, che, a sorpresa, al primo colpo ottiene la promozione in Serie B. Il giorno in cui si fa la storia del calcio metelliano è il 7 giugno 1981 al Comunale di Frosinone, per la squalifica dell’impianto di corso Mazzini per gli incidenti accaduti sette giorni prima a Campobasso: la Cavese batte 3-1 il Cosenza tra l’euforia dei circa diecimila tifosi aquilotti accorsi in Ciociaria. Non riesce, invece, la doppietta campionato-Coppa Italia: la marcia trionfale di De Tommasi e compagni si ferma in semifinale contro la Ternana, capace di ribaltare al “Liberati” il 3-0 subito nella gara di andata.

La prestigiosa vittoria a San Siro

Conquistata la permanenza tra i cadetti, la società punta sulla continuità: Santin resta il tecnico e Bronzetti si occupa ancora del mercato. Il romitaggio estivo viene svolto a Brunico, in Trentino Alto Adige. L’ossatura della squadra non viene toccata. In Coppa qualche soddisfazione non manca, come il pareggio a reti bianche conquistato contro la Fiorentina di Galli, Passarella, Graziani e Antognoni, ma è ancora una volta il campionato a fornire subito segnali confortanti. Le vittorie in casa con il Catania e in trasferta a “San Siro” con il grande Milan di Ilario Castagner i pareggi esterni con Lazio e Bologna, portano Pavone e compagni a lottare fianco a fianco con le big per la A.

Perso il treno per la A, si decide di dar seguito a una rivoluzione tecnica per ritentare la scalata in massima serie. I risultati sono subito deludenti e il tecnico Maurizio Bruno, sostituto di Piero Santin approdato in A al Napoli, paga per tutti a metà stagione. Al suo posto arriva il “sergente di ferro” Umberto Pinardi, ma la musica non cambia, nonostante cambi di modulo e ritiri punitivi. A stagione quasi compromessa, la società si gioca la carta Ottavio Bugatti, preparatore dei portieri per anni al fianco di Santin. L’altalena di risultati continua fino alla giornata conclusiva del torneo: alla Cavese per ottenere la salvezza basta vincere sul campo di una Pistoiese già quasi condannata alla retrocessione. Sembra un gioco da ragazzi e, invece, com’era successo a Reggio Emilia, un anno prima, il pronostico viene ribaltato. I toscani vincono 2-1. La Cavese dice addio alla favola Serie B. 

Dal 1987 e per gli anni a seguire 

La salvezza nella stagione 1986/87 arriva alla penultima giornata battendo 1-0 il Trapani sul neutro di Solofra, per l’indisponibilità dello stadio “Simonetta Lamberti” impegnato ad ospitare il concerto-evento dei Duran Duran. Dal 1987 e per gli anni a seguire fino al 1991 nonostante le difficoltà societarie, più volte la Cavese tenta il salto di categoria ma invano. L’occasione più ghiotta capita nel torneo di C2 1988/89. Nell’estate del 1988 l’iscrizione al campionato arriva in extremis e grazie all’interessamento di Piero Santin, chiamato al capezzale della grande malata dal sindaco Eugenio Abbro, quando ormai tutto sembra essere compromesso e il fallimento inevitabile. Il ritorno del tecnico istriano, invece, riporta entusiasmo tra i tifosi, che partecipano in massa alla campagna abbonamenti indetta dal Club e contribuiscono così all’allestimento della squadra. La marcia in campionato, nonostante qualche passo falso, è piuttosto autorevole. In testa vola il Campania Puteolana allenato da Jarbas Faustino Canè e trascinato dai gol e dalle giocate di un giovanissimo Lorenzo Battaglia, la compagine di Santin lotta per la seconda piazza utile al salto di categoria con il Siracusa di Paolo Lombardo. La stagione si decide alla penultima giornata, con la vittoria ad Afragola dei siciliani al termine di un lungo extra time che rende vano lo scontro diretto al “Simonetta Lamberti” dell’ultimo turno.

Il ritorno in Serie C2

La prima stagione è interlocutoria; la seconda, con l’arrivo di Ezio Capuano (tecnico) e Vito Giordano (direttore sportivo), reduce dal successo alla guida dell’Altamura, e la costruzione di un organico di prim’ordine, regala, invece, la promozione in Serie C2. Capuano rimane a Cava de’ Tirreni altri due anni, con risultati contrastanti. Il torneo 1998/99 è quello delle illusioni: l‘inizio è scoppiettante, con i metelliani che si sistemano stabilmente nelle posizioni di vertice, ma un disastroso girone di ritorno cancella tutto con un colpo di spugna facendo perdere a Chiappetta e compagni pure la qualificazione ai play-off. Con la stagione che volge al termine, un lutto improvviso scuote il mondo del calcio e quello della musica: alla soglia dei cinquant’anni muore Franco Troiano. Un addio improvviso che lascia la città nello sconforto. I tre tornei successivi sono di sofferenza. Nella prima arriva la salvezza all’ultima di campionato, nel secondo giunge la retrocessione sul campo nei play-out disputati contro il Sant’Anastasia.

Il presidente Della Monica, contestato da una parte della tifoseria, di dimette, nonostante le “pressioni dei vari Di Salvatore, De Sio, D’Amico, Fariello e Virno e lascia il club nelle mani dell’imprenditore avellinese Ottavio Cutillo. La gestione tecnica passa nelle mani del duo Nicola Dionisio (diesse) Salvatore Campilongo (allenatore). Sul campo la Cavese è subito brillantissima, conquistando la vetta e tenendo scacco a lungo al favorito (e danaroso) Manfredonia. A partire da febbraio, però, con l’insorgenza di problematiche finanziarie sempre più pesanti, anche i risultati del campo cominciano a scarseggiare. La Campilongo-band, però, riesce ugualmente a conquistare il quarto ed ultimo posto utile per partecipare ai play-off e, dopo ave avuto la meglio della Juve Stabia, si gioca l’accesso in C1 con il Gela. All’andata la sfida finisce in parità (0-0) con l’italo-canadese Rocco Placentino che sbaglia anche un calcio di rigore. Al ritorno, invece, allo stadio Presti si impongono i padroni di casa, al termine di due tempi supplementari, con la Cavese in doppia inferiorità numerica. Le dimissioni di Ottavio Cutillo, dopo un solo anno di gestione, fanno temere un nuovo traumatico tracollo societario, ma a dare continuità al calcio metelliano ci pensa ancora una volta “Mister Despar, Antonio Della Monica, che, richiamato a furor di popolo, provvede in extremis ad iscrivere la squadra al campionato.

Il campionato 2006/2007 è avvincente

La Cavese, matricola terribile, tra le mura amiche è insuperabile: al “Lamberti” conquista 43 dei 62 punti complessivi, battendo le big Ravenna, Avellino, Foggia e Taranto. Sono, però, le due sfide con la Salernitana, derby che torna a distanza di vent’anni, le gare più attese dalla tifoseria. Finiscono entrambe in parità. La sfida di andata allo stadio Arechi si gioca mercoledì 10 gennaio e sono oltre 3000 i cavesi che raggiungono la vicina Salerno. La gara di ritorno a Cava de’ Tirreni, invece, si gioca con gli spalti vuoti, per motivi di ordine pubblico. Chiusa la stagione regolare al terzo posto, alle spalle di Ravenna e Avellino, la Cavese trova nella semifinale play-off il Foggia di D’Adderio. Allo “Zaccheria” finisce 5-2 per i rossoneri e tutto sembra perduto, ma sette giorni più tardi al Simonetta Lamberti si sfiora la clamorosa impresa. La Cavese vince 3-1 ma non basta. A rovinare la festa, a una manciata di secondi dal triplice fischio, è il gol-rapina di Mastronunzio, che zittisce uno stadio intero.
Il sogno-Serie B finisce tra le lacrime di squadra e tifosi. Chiuso dopo tre stagioni il rapporto con Salvatore Campilongo, il patron Della Monica riparte dal diesse Nicola Dionisio, che sceglie per la panchina il tecnico Renato Cioffi, fresco di doppio salto di categoria con il Sorrento, e gli affida un organico interamente rinnovato e infarcito di atleti esperti.

Anni 2010

L’estate 2010 entra nella storia per il miracolo-iscrizione, ottenuto grazie alla grande colletta organizzata con l’aiuto delle istituzioni cittadine e alimentata dai contributi di imprenditori e semplici tifosi. L’entusiasmo popolare per l’iscrizione all’ultimo secondo si affievolisce strada facendo anche per le fibrillazioni societarie, che dopo un lungo tira e molla finiscono col lasciare solo alla guida del club l’ex presidente del Benevento Pino Spatola. Il consulente tecnico è l’avv. Francesco Maglione. Obiettivo dichiarato è la salvezza, ma sui ragazzi affidati all’allenatore Marco Rossi pesa il macigno della penalizzazione di 5 punti (diventati poi addirittura 6) inflitta dalla Covisoc. All’ultima di campionato, nello scontro diretto in casa col Foligno, la Cavese non va oltre il 2-2 e retrocede in Seconda Divisione e di fatto, per problemi societari, dice addio ancora una volta ai campionati professionistici. Dopo la mancata iscrizione al campionato di 2ª Divisione di Lega Pro, Cava de’ Tirreni piomba nel caos sportivo: la piazza si divide tra chi preferisce seguire la vecchia Cavese dell’amministratore unico Michele Sica, che per mantenere l’affiliazione alla F.I.G.C. aderisce al campionato campano giovanile di Attività Mista, e chi, invece, sceglie la Valle Metelliana, che disputa il torneo di Promozione, o l’ Aquilotto Cavese, sodalizio fondato dai componenti dell’associazione “Sogno Cavese”, con il contributo dell’imprenditore Riccardo Tanimi, che partecipa al campionato di Terza Categoria. Altra strada è quella intrapresa dall’ A.S.D. Città de La Cava 1394, grazie al titolo acquisito dalla Vis San Giorgio da parte da alcuni imprenditori locali. La neonata creatura, guidata dal presidente pro-tempore Alessandro Di Marino, partecipa al campionato di Eccellenza e rimane per tutta la stagione nelle prime posizioni della classifica, ottenendo la qualificazione ai play-off. Proprio gli spareggi-promozione riservano le emozioni più grandi.  Terza nella regular season, la squadra di mister Mario Pietropinto si qualifica per la Fase Nazionale dopo aver superato la Palmese e il Montecorvino-Campagna. In semifinale i Bleufoncé si imbattono nel quotato Cerignola: all’andata al “Simonetta Lamberti” finisce 2-1, nella sfida di ritorno i pugliesi si impongono con lo stesso risultato. Ai rigori, però, è il Città de la Cava ad avere la meglio. In finale la doppia sfida con l’Akragas è al cardiopalma. A Cava de’ Tirreni la squadra di Pietropinto non va oltre il 2-2. L’Akragas ha quasi un piede in Serie D: in casa le basta non perdere per aprire la bottiglia di spumante. A gelare i cinquemila dello stadio “Esseneto” ci pensa Claudio De Rosa, che su calcio di rigore a 12 minuti dal fischio finale piazza il gol-vittoria. Il Città de La Cava, tra la sorpresa generale, approda in Serie D.

Le origini

Quando il pallone cominciò a rotolare nella città di Cava de’ Tirreni, erano già un po’ di anni che il calcio, nella sua moderna versione, era arrivato in Italia dalla lontana Inghilterra. Il football era presente sul territorio metelliano da diversi anni, quando il 25 maggio 1919 viene costituita l’Unione Sportiva Cavese, che disputa subito diverse amichevoli nello slargo di Piazza San Francesco, adibito a terreno di gioco.

Il sogno della finale scudetto

La Cavese, rinforzata dai soci arrivati qualche mese prima dalla Libertas, paga le 2.450 lire richieste dalla Lega Sud della Regione Campania e partecipa al massimo campionato italiano per tre stagioni consecutive. Le prime due sono di buon livello, nonostante il dramma dall’assassinio del capitano e allenatore Pietro Bensi che scuote l’ambiente metelliano. La terza stagione, quella in cui appare per la prima volta il simbolo dell’aquila sulla maglia, si rivela la più esaltante. Nel Girone Campano, la Cavese inizia prepotentemente battendo nel derby la Salernitanaudax con un perentorio 3-0 grazie alla tripletta di Stejskal. Il forte Savoia finisce al primo posto perdendo una sola gara, proprio contro gli Aquilotti, che – da secondi – si guadagnano l’accesso alle semifinali. Le vittorie con Liberty di Bari e Messinese sembrano aprire le porte alle finali nazionali, ma l’Alba Roma è uno scoglio troppo complicato per la Cavese, costretta a dire addio al sogno della finale scudetto. Toccato (quasi) il cielo con un dito, l’U.S. Cavese ripiega su se stessa e ridimensiona i programmi.  Il Club rinuncia per problemi economici al torneo di 1ª Divisione, al quale avrebbe dovuto partecipare, e riparte, dopo un anno di inattività, dalla 2ª Divisione con un programma, però, di minima, che fa maturare la prima retrocessione sul campo. È l’inizio di un lungo arrivederci ai campionati federali.

Dopo alcuni anni complicati, la stagione 1949/1950 è quella della gloria.

Con l’apporto di diversi calciatori esperti, gli Aquilotti vincono sia la stagione regolare che le finali, ottenendo il passaggio al campionato di Promozione Interregionale. Dopo un anno di adattamento, nel corso del quale purtroppo la città viene scossa dalla morte a causa di un male incurabile del calciatore cavese Bruno Mazzotta, arriva un altro primo posto, che consente la partecipazione alla IV Serie, fresca di costituzione. Dopo un paio di buone stagioni a livello Nazionale (sono gli anni dell’allenatore-calciatore Nonis e del giovane Rino Santin, profugo istriano approdato a Cava de’ Tirreni alla fine della Seconda Guerra Mondiale), i metelliani retrocedono in Promozione (1955), massimo campionato regionale che li ospiterà per diverse stagioni.

Il ritorno tra i professionisti

Passano pochi anni e nel 1976/77 si materializza pure la storica promozione in Serie C. Il 22 maggio 1977 la squadra di Cisco Ramon Lojacono, battuta solo due volte nel corso dell’intero torneo, supera 2-1 il Martina Franca, in un ‘Comunale’ gremito in ogni ordine di posto, e festeggia dopo 34 anni il ritorno nella terza serie nazionale. Il primo anno di C è subito in salita. La società solleva dall’incarico il tecnico Piero Fontana dopo venticinque giornate e affida la panchina al suo vice Lello Pagano, poi vira sull’esperto Corrado Viciani, l’inventore del ‘gioco corto’ e fautore del miracolo Ternana. Con la vittoria di Siracusa (0-3) all’ultima giornata la Pro Cavese si assicura il diritto a partecipare alla nuova Serie C1, introdotta con la riforma dei campionati.

anni 80

la Cavese approda in Serie B

 La Serie B porta entusiasmo. Santin viene confermato, la costruzione della squadra, invece, è affidata al direttore sportivo Ernesto Bronzetti: l’obiettivo è la salvezza. L’esordio in Coppa Italia è da incorniciare. Il 26 agosto 1981, infatti, i Bleufoncé affrontano sul neutro di Benevento la Juventus di Trapattoni, fresca vincitrice del suo diciannovesimo titolo. Altro appuntamento storico. I bianconeri, come da pronostico, si aggiudicano la sfida con i gol di Marocchino e Tardelli, ma la festa è tutta metelliana.  In campionato la matricola Cavese inizia alla grande, battendo il Verona di Osvaldo Bagnoli, e raccoglie altri risultati positivi fino alla sesta giornata, quando cade alla “Favorita” di Palermo. Nel girone di andata gli aquilotti stazionano nelle posizioni di alta classifica, poi calano alla distanza e raggiungono una faticosa salvezza solo all’ultima giornata, grazie al pareggio casalingo con il Lecce.

Lo stadio comunale viene intitolato alla piccola Simonetta Lamberti

L’obiettivo sembra davvero ad un passo, ma qualcosa si inceppa. Il contestatissimo pareggio casalingo col Palermo, deciso da una discutibile terna arbitrale, al quale fa seguito anche una corposa squalifica del campo, è un brutto colpo per i ragazzi di Santin, che nel finale di stagione perdono la loro proverbiale brillantezza.  La sconfitta “nel lago” di Como, il successivo pareggio interno con la Cremonese di Mondonico e il clamoroso k.o. subito a Reggio Emilia, contro una Reggiana già retrocessa, mettono fine al sogno. In A vanno Milan, Lazio e Catania, quest’ultimo dopo gli spareggi con Como e Cremonese. La Cavese deve accontentarsi di una più che onorevole sesta posizione. Il 2 aprile 1983, in occasione della gara Cavese-Milan terminata 2-2 e giocata davanti ad oltre ventimila spettatori, lo stadio comunale viene intitolato alla piccola Simonetta Lamberti, figlia del magistrato Alfonso Lamberti, vittima di un attentato di camorra avvenuto il 12 maggio 1982.

La Cavese riparte dalla  Serie C

Nel 1984/1985 il patron Guerino Amato, che assume per la prima volta anche la carica di Presidente, punta ad una risalita veloce in cadetteria. Costruisce una formazione di grande spessore tecnico e la affida a Romeo Benetti. La squadra, però, non tiene il ritmo delle grandi e anzi scivola nelle posizioni di coda della graduatoria. Solo l’arrivo in corso d’opera di Corrado Viciani evita il tracollo, con la conquista di una faticosa salvezza. Nella stagione successiva nonostante un buon campionato i metelliani chiudono il campionato di C1 al quinto posto che garantisce la qualificazione alla Coppa Italia Nazionale. Il nuovo scandalo del calcioscommesse, però, travolge anche la Cavese e il suo patron Guerino Amato, coinvolti nell’inchiesta e condannati dalla giustizia sportiva. Gli aquilotti ripartono così dalla C2 e con 5 punti di penalità.  

Anni 1990

Nell’estate del 1991 la Cavese dice addio al professionismo per problemi finanziari. Si riparte tristemente dall’Eccellenza, massimo torneo regionale. L’imprenditore Pasquale Sorrentino mette in campo l’Intrepida Cavese, ma nonostante i notevoli investimenti i primi due anni portano in dote solo un secondo e un terzo posto in classifica. Il rafforzamento della compagine societaria dell’estate del 1993, con l’arrivo di alcuni dirigenti dell’Atletico Cava, altra realtà sportiva locale, pone le basi per una grande stagione. Con ilbergamasco Vittorio Belotti (già calciatore aquilotto dal 1977 al 1979) in panchina, la Cavese è un rullo compressore. Vince 25 partite su 30 e chiude la stagione senza sconfitte con appena 11 gol subiti. Sembra essere l’avvio di un nuovo ciclo vincente e, invece, le turbolenze societarie nei due successivi tornei del C.N.D. regalano solo risultati deludenti. L’inerzia cambia nel 1996 e ancora una volta d’estate con l’arrivo al comando del club di Franco Troiano, conosciuto e apprezzato promoter musicale.

Anni 2000

Nell’estate del 2001 arriva il ripescaggio, ma la musica non cambia. Il campionato regala, infatti, una nuova retrocessione, stavolta per decisione della giustizia sportiva, che condanna la Cavese alla Serie D per un presunto tentativo di illecito ai danni del Nardò, battuto sul campo nello spareggio-salvezza. Nel torneo di Serie D 2002/2003, dopo un inizio incerto e con la vetta che sembra già lontana, il presidente Della Monica esonera il tecnico Raffaele Di Fusco e chiama alla guida della squadra l’ex calciatore aquilotto Mario Somma. È la svolta. La squadra rinasce e ottiene subito 13 risultati utili consecutivi (dodici vittorie e un pareggio), subendo un solo gol, quello che mette fine all’ imbattibilità del portiere Stefano Ambrosi durata ben 1058 minuti. La cavalcata della Cavese è trionfale; con tre giornate di anticipo arriva la tanto sospirata promozione in Serie C2 e a giugno arriva pure la ciliegina sulla torta con la vittoria dello Scudetto Dilettanti, ottenuta a Civitavecchia ai rigori contro l’Isernia. Dopo il successo della stagione precedente, il campionato di C2 2003/2004 si rivela più difficile del previsto, con la salvezza che viene raggiunta all’ultima giornata grazie ad un gol di Schetter in quel di Rutigliano.

Nel ricordo del ‘Leone’ Catello Mari

Il patron riparte da Campilongo e Dionisio e rinforza adeguatamente la squadra arrivata ad un passo dalla promozione in C1. Nel girone B, che comprende pure formazioni emiliane, toscane ed umbre, la promozione se la giocano a lungo Cavese, Benevento e la sorpresa Sansovino. Gli Aquilotti, però, tagliano prima di tutti il traguardo il 15 aprile 2006, vigilia di Pasqua, con il successo ottenuto al “Simonetta Lamberti” sul Sassuolo. La città festeggia una notte intera, ma si risveglia con la tragica notizia della morte del difensoreCatello Mari, coinvolto in un drammatico incidente d’auto mentre faceva ritorno a casa a Castellammare di Stabia. La stagione 2005/2006 si chiude con la conquista della Supercoppa di Lega di Serie C2. Campilongo e i suoi fedelissimi stringono un patto d’acciaio e decidono di continuare insieme l’avventura a Cava, nel ricordo del ‘Leone’ Catello Mari.

Serie C1

L’impatto col girone A della Serie C1 (il presidente di Lega Mario Macalli diede vita alla divisione dei raggruppamenti in senso longitudinale Est-Ovest) fu traumatico. I risultati negativi portano subito all’avvicendamento di Cioffi con il più pratico e navigato Aldo Ammazzalorso, ma la Cavese si ritrova per tutto il girone di andata nei bassifondi della graduatoria. A gennaio va via anche il tecnico italo-argentino, al suo posto arriva l’ex Bisceglie Aldo Papagni. Il 17 febbraio 2008 s’infrange un’imbattibilità casalinga durata ben 46 turni: il Foligno si impone 1-0 con un gol di Girardi. Gli ultimi anni targati Antonio Della Monica non regalano gioie. Nel 2008/09 la cavese di Camplone perde all’ultimo turno la qualificazione ai play-off; nel 2009/10 matura una nuova salvezza tribolata: gli ingressi in società di Giovanni Lombardi e Pasquale Casillo sono un flop e pure sul piano tecnico i risultati lasciano a desiderare. La stagione comincia con Agenore Maurizi, guru del calcio a 5, e finisce con Paolo Stringara, che con certosina pazienza riesce a dare un ordine tattico a una squadra finita presto nella palude della bassa classifica. Si rivelano decisivi anche i rinforzi di gennaio del diesse Peppino Pavone, che ottiene in prestito dal Napoli il gioiellino Lorenzo Insigne.

Con la promozione nel massimo campionato dilettantistico cambia la denominazione: il Città de la Cava si trasforma in U.S.D. Pro Cavese grazie a Gino Montella, che subentra ad Alessandro Di Marino e, a distanza di 10 anni, ridiventa presidente del sodalizio metelliano. Lo affianca Riccardo Tanimi, che sacrifica il suo Aquilotto Cavese nato appena un anno prima, con l’intento di unire l’ambiente. Montella, tra l’altro, dall’accordo con Michele Angelo Sica, amministratore unico della S.S. Cavese 1919, riesce anche ad ottenere l’utilizzo dei simboli storici del club.  La tifoseria organizzata si mostra subito entusiasta del nuovo corso. Bastano, tuttavia, pochi mesi per capire che il progetto si regge su basi fragili. Si susseguono in poche settimane cambi di presidenti, direttori sportivi, allenatori, calciatori, ma nonostante le difficoltà la squadra si piazza a sole 4 lunghezze dai play-off. Le turbolenze societarie proseguono negli anni successivi, con le parentesi alla guida del club di Salvatore Manna e del duo Vertolomo-Monorchio, fino all’arrivo nell’estate del 2015 dell’imprenditore paganese Domenico Campitiello. Il nuovo patron cambia tutto, affida la panchina a Emilio Longo e rifonda la squadra. Gli Aquilotti sono tra i favoriti, ma ad imporsi alla distanza è il Siracusa di Andrea Sottil. La stagione si chiude con vittoria dei play-off ai danni della Frattese. Il torneo successivo segue lo stesso canovaccio: squadra rinnovata (Emilio Longo confermato) e capace di lottare per il vertice a lungo, ma a vincere è ancora una volta una siciliana: la Sicula Leonzio. La squadra metelliana, delusa per l’epilogo della stagione dopo aver accarezzato a lungo il sogno-promozione, perde la finale play-off col Rende. Nell’estate del 2017, a sorpresa, Domenico Campitiello esce di scena cedendo il titolo a una cordata di imprenditori cavesi guidata da Antonio Fariello, della quale fa parte anche Massimiliano Santoriello, titolare della Power Tech, che dopo pochi mesi acquisisce il 90% delle quote societarie e diventa il nuovo amministratore unico del club. La squadra allenata da Bitetto disputa un ottimo torneo, nonostante la partenza in ritardo: si classifica al secondo posto alle spalle dell’irresistibile Potenza e vince i play-off battendo al “Simonetta Lamberti” prima il Cerignola (1-0) e poi il Taranto (3-1). Il successo permette al patron Santoriello di chiedere ed ottenere, nel corso della successiva estate, il ripescaggio in Serie C. L’ufficialità arriva il 3 agosto dal commissario straordinario della F.I.G.C. Roberto Fabbricini. Nel nuovo campionato, la matricola Cavese allenata da mister Modica si fa rispettare e arriva all’ultima giornata con la concreta possibilità di entrare nei play-off. Accade però, quello che sembrava impossibile prima del fischio di inizio. Il Bisceglie già condannato ai play-out tarpa le ali degli Aquilotti imponendosi 4-3, al termine di una gara rocambolesca. La stagione sportiva 2019/2020 inizia in modo disastroso con la formazione di Francesco Moriero che conquista 2 punti in 4 gare e manifesta palesi impacci. L’arrivo di Salvatore Campilongo è un toccasana e nonostante la lontananza dal “Simonetta Lamberti”, interessato dai lavori di ristrutturazione (sistemazione dei sediolini e sistemazione delle nuove torri faro) la Cavese arriva a soli 2 punti dagli spareggi promozione, prima che il Covid – 19 costringa le autorità sportive a sospendere definitivamente tutta l’attività agonistica. La ripresa delle ostilità nel 2020/21 si rivela devastante. Sul campo il campionato inizia male e prosegue peggio. Nonostante i vari cambi in panchina(Modica, Maiuri, Campilongo, ancora Maiuri) e un tourbillon di calciatori la musica cambia poco. Tra gennaio e febbraio la squadra sembra avere un positivo sussulto, ma poi entra di scena ancora una volta il Covid-19. Viene contagiata praticamente tutta la squadra, dai calciatori allo staff, compreso il vice di Campilongo, Antonio Vanacore, che muore il 16 marzo 2021, dopo un mese di strenua lotta. La tragedia è il colpo di grazia per la squadra, che si infila in un tunnel dal quale non riesce più ad uscire. Le sconfitte si moltiplicano fino a quella di Palermo del che sancisce l’aritmetica retrocessione in Serie D.

La Nostra Storia

Le origini

Quando il pallone cominciò a rotolare nella città di Cava de’ Tirreni, erano già un po’ di anni che il calcio, nella sua moderna versione, era arrivato in Italia dalla lontana Inghilterra. Il football era presente sul territorio metelliano da diversi anni, quando il 25 maggio 1919 viene costituita l’Unione Sportiva Cavese, che disputa subito diverse amichevoli nello slargo di Piazza San Francesco, adibito a terreno di gioco.

Anni 1920 – 1930

I primi mesi di attività del sodalizio presieduto dal ragioniere Piero Punzi sono piuttosto frenetici, sia da un punto di vista organizzativo che agonistico.  Il gioco del football comincia a coinvolgere più fasce sociali della cittadina metelliana e si comincia a discutere sulla necessità di costruire un vero campo sportivo. Il 22 maggio 1921 viene inaugurato il campo “Arena” e per l’occasione la Cavese invita il prestigioso Naples, formazione partecipante al campionato di Prima Categoria. La gara non ha storia, troppo evidente la differenza tecnica e fisica tra le due squadre, con i partenopei che si impongono con un netto 5-1. Le amichevoli di quei mesi sono di preparazione al Torneo di Qualificazione alla 1ª Divisione Lega-Sud Campania, che vede la Cavese contendersi il posto con la Nocerina. Così come accaduto nei mesi precedenti, i blu e i rossoneri si incrociano nuovamente per decidere la squadra campione della Divisione campana. Il doppio confronto finisce in parità (1-1 a Nocera Inferiore e 0-0 al campo “Arena” di Cava de’ Tirreni), serve, dunque, una terza gara per decidere la qualificazione, ma a Bagnoli, sede scelta per lo spareggio, la Nocerina non si presenta. La Cavese può così festeggiare la sua prima storica promozione. I metelliani avevano acquisito il diritto a giocare il torneo di 2ª Divisione, ma si aprono inaspettatamente le porte della 1ª Divisione (massimo livello). L’invito arriva direttamente dalla Lega sud, che si ritrova a dover coprire i buchi lasciati da alcuni club rinunciatari.  

Il sogno della finale scudetto

La Cavese, rinforzata dai soci arrivati qualche mese prima dalla Libertas, paga le 2.450 lire richieste dalla Lega Sud della Regione Campania e partecipa al massimo campionato italiano per tre stagioni consecutive. Le prime due sono di buon livello, nonostante il dramma dall’assassinio del capitano e allenatore Pietro Bensi che scuote l’ambiente metelliano. La terza stagione, quella in cui appare per la prima volta il simbolo dell’aquila sulla maglia, si rivela la più esaltante. Nel Girone Campano, la Cavese inizia prepotentemente battendo nel derby la Salernitanaudax con un perentorio 3-0 grazie alla tripletta di Stejskal. Il forte Savoia finisce al primo posto perdendo una sola gara, proprio contro gli Aquilotti, che – da secondi – si guadagnano l’accesso alle semifinali. Le vittorie con Liberty di Bari e Messinese sembrano aprire le porte alle finali nazionali, ma l’Alba Roma è uno scoglio troppo complicato per la Cavese, costretta a dire addio al sogno della finale scudetto. Toccato (quasi) il cielo con un dito, l’U.S. Cavese ripiega su se stessa e ridimensiona i programmi.  Il Club rinuncia per problemi economici al torneo di 1ª Divisione, al quale avrebbe dovuto partecipare, e riparte, dopo un anno di inattività, dalla 2ª Divisione con un programma, però, di minima, che fa maturare la prima retrocessione sul campo. È l’inizio di un lungo arrivederci ai campionati federali.

Anni 1940 – 1950

Solo a partire dal 1939, con la costruzione del nuovo campo “Palmentieri” e l’arrivo in biancoblu dello ‘sfondaretiFelice Virgilio Levratto, con il duplice ruolo di allenatore e calciatore, il calcio locale riprende vigore. I metelliani vincono subito il campionato di 1ª Divisione, raggiungendo la Serie C, e dopo una prima stagione di assestamento riescono a conquistare, al secondo tentativo, un esaltante terzo posto, che, tuttavia, non risulta sufficiente per disputare le finali nazionali per l’accesso alla Serie B. L’ultimo anno di Serie C prima della sospensione a causa della Seconda Guerra Mondiale viene ricordato per la conquista della Coppa C.O.N.I. ai danni dei cugini della Salernitana. Finito il conflitto bellico, la Cavese viene inserita nel Campionato Regionale Misto, aperto a tutte le squadre campane dalla A alla C, ma si ritira prima dell’avvio del torneo. I problemi finanziari e la mancanza di uno terreno di gioco costringono i Bleufoncé a rinunciare anche alla Serie C e così le ostilità riprendono dal gradino più basso.

Dopo alcuni anni complicati, la stagione 1949/1950 è quella della gloria.

Con l’apporto di diversi calciatori esperti, gli Aquilotti vincono sia la stagione regolare che le finali, ottenendo il passaggio al campionato di Promozione Interregionale. Dopo un anno di adattamento, nel corso del quale purtroppo la città viene scossa dalla morte a causa di un male incurabile del calciatore cavese Bruno Mazzotta, arriva un altro primo posto, che consente la partecipazione alla IV Serie, fresca di costituzione. Dopo un paio di buone stagioni a livello Nazionale (sono gli anni dell’allenatore-calciatore Nonis e del giovane Rino Santin, profugo istriano approdato a Cava de’ Tirreni alla fine della Seconda Guerra Mondiale), i metelliani retrocedono in Promozione (1955), massimo campionato regionale che li ospiterà per diverse stagioni.

Anni 1960 – 1970

Nel 1962/1963 la Cavese arriva vicinissima alle finali per la promozione in Serie D, ma il traguardo viene centrato appena un anno più tardi: nonostante la penalità di 3 punti la squadra di Bugna prima, Nonis poi e infine Dino Moscardo, conquista il primo posto, che vale il passaggio alle Finali. Le gare giocate allo stadio San Paolo di Napoli, però, incoronano il Savoia. Dopo alcuni campionati anonimi, nel 1966 il club del presidente Infranzi si trova costretto a rinunciare al proprio terreno di gioco, per l’inizio dei lavori per la costruzione del nuovo stadio.L’impianto sportivo di corso Mazzini ospiterà il primo incontro il 12 gennaio 1969: Cavese-Leonida Gragnano 0-0. Al termine della stagione, conclusa alle spalle del Portici, arriva la tanto agognata ammissione (per meriti sportivi) al campionato di Serie D.

Il ritorno tra i professionisti

Passano pochi anni e nel 1976/77 si materializza pure la storica promozione in Serie C. Il 22 maggio 1977 la squadra di Cisco Ramon Lojacono, battuta solo due volte nel corso dell’intero torneo, supera 2-1 il Martina Franca, in un ‘Comunale’ gremito in ogni ordine di posto, e festeggia dopo 34 anni il ritorno nella terza serie nazionale. Il primo anno di C è subito in salita. La società solleva dall’incarico il tecnico Piero Fontana dopo venticinque giornate e affida la panchina al suo vice Lello Pagano, poi vira sull’esperto Corrado Viciani, l’inventore del ‘gioco corto’ e fautore del miracolo Ternana. Con la vittoria di Siracusa (0-3) all’ultima giornata la Pro Cavese si assicura il diritto a partecipare alla nuova Serie C1, introdotta con la riforma dei campionati.

Anni 1980

Sono anni di fervente costruzione, dentro e fuori dal campo. Gli Aquilotti disputano buone stagioni e si giovano pure di una importante vetrina internazionale partecipando al Torneo Anglo-Italiano, competizione calcistica tra club italiani e inglesi, svoltasi dal 1970 al 1996 e ideata da Gigi Peronace, manager italiano che si era trasferito in Inghilterra negli Anni Sessanta. La raccolta dopo la grande semina arriva nel torneo di Serie C1 1980/81, quando a Corrado Viciani succede il “cavese” Piero Santin, che, a sorpresa, al primo colpo ottiene la promozione in Serie B. Il giorno in cui si fa la storia del calcio metelliano è il 7 giugno 1981 al Comunale di Frosinone, per la squalifica dell’impianto di corso Mazzini per gli incidenti accaduti sette giorni prima a Campobasso: la Cavese batte 3-1 il Cosenza tra l’euforia dei circa diecimila tifosi aquilotti accorsi in Ciociaria. Non riesce, invece, la doppietta campionato-Coppa Italia: la marcia trionfale di De Tommasi e compagni si ferma in semifinale contro la Ternana, capace di ribaltare al “Liberati” il 3-0 subito nella gara di andata.

anni 80

la Cavese approda in Serie B

 La Serie B porta entusiasmo. Santin viene confermato, la costruzione della squadra, invece, è affidata al direttore sportivo Ernesto Bronzetti: l’obiettivo è la salvezza. L’esordio in Coppa Italia è da incorniciare. Il 26 agosto 1981, infatti, i Bleufoncé affrontano sul neutro di Benevento la Juventus di Trapattoni, fresca vincitrice del suo diciannovesimo titolo. Altro appuntamento storico. I bianconeri, come da pronostico, si aggiudicano la sfida con i gol di Marocchino e Tardelli, ma la festa è tutta metelliana.  In campionato la matricola Cavese inizia alla grande, battendo il Verona di Osvaldo Bagnoli, e raccoglie altri risultati positivi fino alla sesta giornata, quando cade alla “Favorita” di Palermo. Nel girone di andata gli aquilotti stazionano nelle posizioni di alta classifica, poi calano alla distanza e raggiungono una faticosa salvezza solo all’ultima giornata, grazie al pareggio casalingo con il Lecce.

La prestigiosa vittoria a San Siro

Conquistata la permanenza tra i cadetti, la società punta sulla continuità: Santin resta il tecnico e Bronzetti si occupa ancora del mercato. Il romitaggio estivo viene svolto a Brunico, in Trentino Alto Adige. L’ossatura della squadra non viene toccata. In Coppa qualche soddisfazione non manca, come il pareggio a reti bianche conquistato contro la Fiorentina di Galli, Passarella, Graziani e Antognoni, ma è ancora una volta il campionato a fornire subito segnali confortanti. Le vittorie in casa con il Catania e in trasferta a “San Siro” con il grande Milan di Ilario Castagner i pareggi esterni con Lazio e Bologna, portano Pavone e compagni a lottare fianco a fianco con le big per la A.

Lo stadio comunale viene intitolato alla piccola Simonetta Lamberti

L’obiettivo sembra davvero ad un passo, ma qualcosa si inceppa. Il contestatissimo pareggio casalingo col Palermo, deciso da una discutibile terna arbitrale, al quale fa seguito anche una corposa squalifica del campo, è un brutto colpo per i ragazzi di Santin, che nel finale di stagione perdono la loro proverbiale brillantezza.  La sconfitta “nel lago” di Como, il successivo pareggio interno con la Cremonese di Mondonico e il clamoroso k.o. subito a Reggio Emilia, contro una Reggiana già retrocessa, mettono fine al sogno. In A vanno Milan, Lazio e Catania, quest’ultimo dopo gli spareggi con Como e Cremonese. La Cavese deve accontentarsi di una più che onorevole sesta posizione. Il 2 aprile 1983, in occasione della gara Cavese-Milan terminata 2-2 e giocata davanti ad oltre ventimila spettatori, lo stadio comunale viene intitolato alla piccola Simonetta Lamberti, figlia del magistrato Alfonso Lamberti, vittima di un attentato di camorra avvenuto il 12 maggio 1982. Perso il treno per la A, si decide di dar seguito a una rivoluzione tecnica per ritentare la scalata in massima serie. I risultati sono subito deludenti e il tecnico Maurizio Bruno, sostituto di Piero Santin approdato in A al Napoli, paga per tutti a metà stagione. Al suo posto arriva il “sergente di ferro” Umberto Pinardi, ma la musica non cambia, nonostante cambi di modulo e ritiri punitivi. A stagione quasi compromessa, la società si gioca la carta Ottavio Bugatti, preparatore dei portieri per anni al fianco di Santin. L’altalena di risultati continua fino alla giornata conclusiva del torneo: alla Cavese per ottenere la salvezza basta vincere sul campo di una Pistoiese già quasi condannata alla retrocessione. Sembra un gioco da ragazzi e, invece, com’era successo a Reggio Emilia, un anno prima, il pronostico viene ribaltato. I toscani vincono 2-1. La Cavese dice addio alla favola Serie B. 

La Cavese riparte dalla  Serie C

Nel 1984/1985 il patron Guerino Amato, che assume per la prima volta anche la carica di Presidente, punta ad una risalita veloce in cadetteria. Costruisce una formazione di grande spessore tecnico e la affida a Romeo Benetti. La squadra, però, non tiene il ritmo delle grandi e anzi scivola nelle posizioni di coda della graduatoria. Solo l’arrivo in corso d’opera di Corrado Viciani evita il tracollo, con la conquista di una faticosa salvezza. Nella stagione successiva nonostante un buon campionato i metelliani chiudono il campionato di C1 al quinto posto che garantisce la qualificazione alla Coppa Italia Nazionale. Il nuovo scandalo del calcioscommesse, però, travolge anche la Cavese e il suo patron Guerino Amato, coinvolti nell’inchiesta e condannati dalla giustizia sportiva. Gli aquilotti ripartono così dalla C2 e con 5 punti di penalità.  

Dal 1987 e per gli anni a seguire 

La salvezza nella stagione 1986/87 arriva alla penultima giornata battendo 1-0 il Trapani sul neutro di Solofra, per l’indisponibilità dello stadio “Simonetta Lamberti” impegnato ad ospitare il concerto-evento dei Duran Duran. Dal 1987 e per gli anni a seguire fino al 1991 nonostante le difficoltà societarie, più volte la Cavese tenta il salto di categoria ma invano. L’occasione più ghiotta capita nel torneo di C2 1988/89. Nell’estate del 1988 l’iscrizione al campionato arriva in extremis e grazie all’interessamento di Piero Santin, chiamato al capezzale della grande malata dal sindaco Eugenio Abbro, quando ormai tutto sembra essere compromesso e il fallimento inevitabile. Il ritorno del tecnico istriano, invece, riporta entusiasmo tra i tifosi, che partecipano in massa alla campagna abbonamenti indetta dal Club e contribuiscono così all’allestimento della squadra. La marcia in campionato, nonostante qualche passo falso, è piuttosto autorevole. In testa vola il Campania Puteolana allenato da Jarbas Faustino Canè e trascinato dai gol e dalle giocate di un giovanissimo Lorenzo Battaglia, la compagine di Santin lotta per la seconda piazza utile al salto di categoria con il Siracusa di Paolo Lombardo. La stagione si decide alla penultima giornata, con la vittoria ad Afragola dei siciliani al termine di un lungo extra time che rende vano lo scontro diretto al “Simonetta Lamberti” dell’ultimo turno.

Anni 1990

Nell’estate del 1991 la Cavese dice addio al professionismo per problemi finanziari. Si riparte tristemente dall’Eccellenza, massimo torneo regionale. L’imprenditore Pasquale Sorrentino mette in campo l’Intrepida Cavese, ma nonostante i notevoli investimenti i primi due anni portano in dote solo un secondo e un terzo posto in classifica. Il rafforzamento della compagine societaria dell’estate del 1993, con l’arrivo di alcuni dirigenti dell’Atletico Cava, altra realtà sportiva locale, pone le basi per una grande stagione. Con ilbergamasco Vittorio Belotti (già calciatore aquilotto dal 1977 al 1979) in panchina, la Cavese è un rullo compressore. Vince 25 partite su 30 e chiude la stagione senza sconfitte con appena 11 gol subiti. Sembra essere l’avvio di un nuovo ciclo vincente e, invece, le turbolenze societarie nei due successivi tornei del C.N.D. regalano solo risultati deludenti. L’inerzia cambia nel 1996 e ancora una volta d’estate con l’arrivo al comando del club di Franco Troiano, conosciuto e apprezzato promoter musicale.

Il ritorno in Serie C2

La prima stagione è interlocutoria; la seconda, con l’arrivo di Ezio Capuano (tecnico) e Vito Giordano (direttore sportivo), reduce dal successo alla guida dell’Altamura, e la costruzione di un organico di prim’ordine, regala, invece, la promozione in Serie C2. Capuano rimane a Cava de’ Tirreni altri due anni, con risultati contrastanti. Il torneo 1998/99 è quello delle illusioni: l‘inizio è scoppiettante, con i metelliani che si sistemano stabilmente nelle posizioni di vertice, ma un disastroso girone di ritorno cancella tutto con un colpo di spugna facendo perdere a Chiappetta e compagni pure la qualificazione ai play-off. Con la stagione che volge al termine, un lutto improvviso scuote il mondo del calcio e quello della musica: alla soglia dei cinquant’anni muore Franco Troiano. Un addio improvviso che lascia la città nello sconforto. I tre tornei successivi sono di sofferenza. Nella prima arriva la salvezza all’ultima di campionato, nel secondo giunge la retrocessione sul campo nei play-out disputati contro il Sant’Anastasia.

Anni 2000

Nell’estate del 2001 arriva il ripescaggio, ma la musica non cambia. Il campionato regala, infatti, una nuova retrocessione, stavolta per decisione della giustizia sportiva, che condanna la Cavese alla Serie D per un presunto tentativo di illecito ai danni del Nardò, battuto sul campo nello spareggio-salvezza. Nel torneo di Serie D 2002/2003, dopo un inizio incerto e con la vetta che sembra già lontana, il presidente Della Monica esonera il tecnico Raffaele Di Fusco e chiama alla guida della squadra l’ex calciatore aquilotto Mario Somma. È la svolta. La squadra rinasce e ottiene subito 13 risultati utili consecutivi (dodici vittorie e un pareggio), subendo un solo gol, quello che mette fine all’ imbattibilità del portiere Stefano Ambrosi durata ben 1058 minuti. La cavalcata della Cavese è trionfale; con tre giornate di anticipo arriva la tanto sospirata promozione in Serie C2 e a giugno arriva pure la ciliegina sulla torta con la vittoria dello Scudetto Dilettanti, ottenuta a Civitavecchia ai rigori contro l’Isernia. Dopo il successo della stagione precedente, il campionato di C2 2003/2004 si rivela più difficile del previsto, con la salvezza che viene raggiunta all’ultima giornata grazie ad un gol di Schetter in quel di Rutigliano.

Il presidente Della Monica, contestato da una parte della tifoseria, di dimette, nonostante le “pressioni dei vari Di Salvatore, De Sio, D’Amico, Fariello e Virno e lascia il club nelle mani dell’imprenditore avellinese Ottavio Cutillo. La gestione tecnica passa nelle mani del duo Nicola Dionisio (diesse) Salvatore Campilongo (allenatore). Sul campo la Cavese è subito brillantissima, conquistando la vetta e tenendo scacco a lungo al favorito (e danaroso) Manfredonia. A partire da febbraio, però, con l’insorgenza di problematiche finanziarie sempre più pesanti, anche i risultati del campo cominciano a scarseggiare. La Campilongo-band, però, riesce ugualmente a conquistare il quarto ed ultimo posto utile per partecipare ai play-off e, dopo ave avuto la meglio della Juve Stabia, si gioca l’accesso in C1 con il Gela. All’andata la sfida finisce in parità (0-0) con l’italo-canadese Rocco Placentino che sbaglia anche un calcio di rigore. Al ritorno, invece, allo stadio Presti si impongono i padroni di casa, al termine di due tempi supplementari, con la Cavese in doppia inferiorità numerica. Le dimissioni di Ottavio Cutillo, dopo un solo anno di gestione, fanno temere un nuovo traumatico tracollo societario, ma a dare continuità al calcio metelliano ci pensa ancora una volta “Mister Despar, Antonio Della Monica, che, richiamato a furor di popolo, provvede in extremis ad iscrivere la squadra al campionato.

Nel ricordo del ‘Leone’ Catello Mari

Il patron riparte da Campilongo e Dionisio e rinforza adeguatamente la squadra arrivata ad un passo dalla promozione in C1. Nel girone B, che comprende pure formazioni emiliane, toscane ed umbre, la promozione se la giocano a lungo Cavese, Benevento e la sorpresa Sansovino. Gli Aquilotti, però, tagliano prima di tutti il traguardo il 15 aprile 2006, vigilia di Pasqua, con il successo ottenuto al “Simonetta Lamberti” sul Sassuolo. La città festeggia una notte intera, ma si risveglia con la tragica notizia della morte del difensoreCatello Mari, coinvolto in un drammatico incidente d’auto mentre faceva ritorno a casa a Castellammare di Stabia. La stagione 2005/2006 si chiude con la conquista della Supercoppa di Lega di Serie C2. Campilongo e i suoi fedelissimi stringono un patto d’acciaio e decidono di continuare insieme l’avventura a Cava, nel ricordo del ‘Leone’ Catello Mari.

Il campionato 2006/2007 è avvincente

La Cavese, matricola terribile, tra le mura amiche è insuperabile: al “Lamberti” conquista 43 dei 62 punti complessivi, battendo le big Ravenna, Avellino, Foggia e Taranto. Sono, però, le due sfide con la Salernitana, derby che torna a distanza di vent’anni, le gare più attese dalla tifoseria. Finiscono entrambe in parità. La sfida di andata allo stadio Arechi si gioca mercoledì 10 gennaio e sono oltre 3000 i cavesi che raggiungono la vicina Salerno. La gara di ritorno a Cava de’ Tirreni, invece, si gioca con gli spalti vuoti, per motivi di ordine pubblico. Chiusa la stagione regolare al terzo posto, alle spalle di Ravenna e Avellino, la Cavese trova nella semifinale play-off il Foggia di D’Adderio. Allo “Zaccheria” finisce 5-2 per i rossoneri e tutto sembra perduto, ma sette giorni più tardi al Simonetta Lamberti si sfiora la clamorosa impresa. La Cavese vince 3-1 ma non basta. A rovinare la festa, a una manciata di secondi dal triplice fischio, è il gol-rapina di Mastronunzio, che zittisce uno stadio intero.
Il sogno-Serie B finisce tra le lacrime di squadra e tifosi. Chiuso dopo tre stagioni il rapporto con Salvatore Campilongo, il patron Della Monica riparte dal diesse Nicola Dionisio, che sceglie per la panchina il tecnico Renato Cioffi, fresco di doppio salto di categoria con il Sorrento, e gli affida un organico interamente rinnovato e infarcito di atleti esperti.

Serie C1

L’impatto col girone A della Serie C1 (il presidente di Lega Mario Macalli diede vita alla divisione dei raggruppamenti in senso longitudinale Est-Ovest) fu traumatico. I risultati negativi portano subito all’avvicendamento di Cioffi con il più pratico e navigato Aldo Ammazzalorso, ma la Cavese si ritrova per tutto il girone di andata nei bassifondi della graduatoria. A gennaio va via anche il tecnico italo-argentino, al suo posto arriva l’ex Bisceglie Aldo Papagni. Il 17 febbraio 2008 s’infrange un’imbattibilità casalinga durata ben 46 turni: il Foligno si impone 1-0 con un gol di Girardi. Gli ultimi anni targati Antonio Della Monica non regalano gioie. Nel 2008/09 la cavese di Camplone perde all’ultimo turno la qualificazione ai play-off; nel 2009/10 matura una nuova salvezza tribolata: gli ingressi in società di Giovanni Lombardi e Pasquale Casillo sono un flop e pure sul piano tecnico i risultati lasciano a desiderare. La stagione comincia con Agenore Maurizi, guru del calcio a 5, e finisce con Paolo Stringara, che con certosina pazienza riesce a dare un ordine tattico a una squadra finita presto nella palude della bassa classifica. Si rivelano decisivi anche i rinforzi di gennaio del diesse Peppino Pavone, che ottiene in prestito dal Napoli il gioiellino Lorenzo Insigne.

Anni 2010

L’estate 2010 entra nella storia per il miracolo-iscrizione, ottenuto grazie alla grande colletta organizzata con l’aiuto delle istituzioni cittadine e alimentata dai contributi di imprenditori e semplici tifosi. L’entusiasmo popolare per l’iscrizione all’ultimo secondo si affievolisce strada facendo anche per le fibrillazioni societarie, che dopo un lungo tira e molla finiscono col lasciare solo alla guida del club l’ex presidente del Benevento Pino Spatola. Il consulente tecnico è l’avv. Francesco Maglione. Obiettivo dichiarato è la salvezza, ma sui ragazzi affidati all’allenatore Marco Rossi pesa il macigno della penalizzazione di 5 punti (diventati poi addirittura 6) inflitta dalla Covisoc. All’ultima di campionato, nello scontro diretto in casa col Foligno, la Cavese non va oltre il 2-2 e retrocede in Seconda Divisione e di fatto, per problemi societari, dice addio ancora una volta ai campionati professionistici. Dopo la mancata iscrizione al campionato di 2ª Divisione di Lega Pro, Cava de’ Tirreni piomba nel caos sportivo: la piazza si divide tra chi preferisce seguire la vecchia Cavese dell’amministratore unico Michele Sica, che per mantenere l’affiliazione alla F.I.G.C. aderisce al campionato campano giovanile di Attività Mista, e chi, invece, sceglie la Valle Metelliana, che disputa il torneo di Promozione, o l’ Aquilotto Cavese, sodalizio fondato dai componenti dell’associazione “Sogno Cavese”, con il contributo dell’imprenditore Riccardo Tanimi, che partecipa al campionato di Terza Categoria. Altra strada è quella intrapresa dall’ A.S.D. Città de La Cava 1394, grazie al titolo acquisito dalla Vis San Giorgio da parte da alcuni imprenditori locali. La neonata creatura, guidata dal presidente pro-tempore Alessandro Di Marino, partecipa al campionato di Eccellenza e rimane per tutta la stagione nelle prime posizioni della classifica, ottenendo la qualificazione ai play-off. Proprio gli spareggi-promozione riservano le emozioni più grandi.  Terza nella regular season, la squadra di mister Mario Pietropinto si qualifica per la Fase Nazionale dopo aver superato la Palmese e il Montecorvino-Campagna. In semifinale i Bleufoncé si imbattono nel quotato Cerignola: all’andata al “Simonetta Lamberti” finisce 2-1, nella sfida di ritorno i pugliesi si impongono con lo stesso risultato. Ai rigori, però, è il Città de la Cava ad avere la meglio. In finale la doppia sfida con l’Akragas è al cardiopalma. A Cava de’ Tirreni la squadra di Pietropinto non va oltre il 2-2. L’Akragas ha quasi un piede in Serie D: in casa le basta non perdere per aprire la bottiglia di spumante. A gelare i cinquemila dello stadio “Esseneto” ci pensa Claudio De Rosa, che su calcio di rigore a 12 minuti dal fischio finale piazza il gol-vittoria. Il Città de La Cava, tra la sorpresa generale, approda in Serie D.

Con la promozione nel massimo campionato dilettantistico cambia la denominazione: il Città de la Cava si trasforma in U.S.D. Pro Cavese grazie a Gino Montella, che subentra ad Alessandro Di Marino e, a distanza di 10 anni, ridiventa presidente del sodalizio metelliano. Lo affianca Riccardo Tanimi, che sacrifica il suo Aquilotto Cavese nato appena un anno prima, con l’intento di unire l’ambiente. Montella, tra l’altro, dall’accordo con Michele Angelo Sica, amministratore unico della S.S. Cavese 1919, riesce anche ad ottenere l’utilizzo dei simboli storici del club.  La tifoseria organizzata si mostra subito entusiasta del nuovo corso. Bastano, tuttavia, pochi mesi per capire che il progetto si regge su basi fragili. Si susseguono in poche settimane cambi di presidenti, direttori sportivi, allenatori, calciatori, ma nonostante le difficoltà la squadra si piazza a sole 4 lunghezze dai play-off. Le turbolenze societarie proseguono negli anni successivi, con le parentesi alla guida del club di Salvatore Manna e del duo Vertolomo-Monorchio, fino all’arrivo nell’estate del 2015 dell’imprenditore paganese Domenico Campitiello. Il nuovo patron cambia tutto, affida la panchina a Emilio Longo e rifonda la squadra. Gli Aquilotti sono tra i favoriti, ma ad imporsi alla distanza è il Siracusa di Andrea Sottil. La stagione si chiude con vittoria dei play-off ai danni della Frattese. Il torneo successivo segue lo stesso canovaccio: squadra rinnovata (Emilio Longo confermato) e capace di lottare per il vertice a lungo, ma a vincere è ancora una volta una siciliana: la Sicula Leonzio. La squadra metelliana, delusa per l’epilogo della stagione dopo aver accarezzato a lungo il sogno-promozione, perde la finale play-off col Rende. Nell’estate del 2017, a sorpresa, Domenico Campitiello esce di scena cedendo il titolo a una cordata di imprenditori cavesi guidata da Antonio Fariello, della quale fa parte anche Massimiliano Santoriello, titolare della Power Tech, che dopo pochi mesi acquisisce il 90% delle quote societarie e diventa il nuovo amministratore unico del club. La squadra allenata da Bitetto disputa un ottimo torneo, nonostante la partenza in ritardo: si classifica al secondo posto alle spalle dell’irresistibile Potenza e vince i play-off battendo al “Simonetta Lamberti” prima il Cerignola (1-0) e poi il Taranto (3-1). Il successo permette al patron Santoriello di chiedere ed ottenere, nel corso della successiva estate, il ripescaggio in Serie C. L’ufficialità arriva il 3 agosto dal commissario straordinario della F.I.G.C. Roberto Fabbricini. Nel nuovo campionato, la matricola Cavese allenata da mister Modica si fa rispettare e arriva all’ultima giornata con la concreta possibilità di entrare nei play-off. Accade però, quello che sembrava impossibile prima del fischio di inizio. Il Bisceglie già condannato ai play-out tarpa le ali degli Aquilotti imponendosi 4-3, al termine di una gara rocambolesca. La stagione sportiva 2019/2020 inizia in modo disastroso con la formazione di Francesco Moriero che conquista 2 punti in 4 gare e manifesta palesi impacci. L’arrivo di Salvatore Campilongo è un toccasana e nonostante la lontananza dal “Simonetta Lamberti”, interessato dai lavori di ristrutturazione (sistemazione dei sediolini e sistemazione delle nuove torri faro) la Cavese arriva a soli 2 punti dagli spareggi promozione, prima che il Covid – 19 costringa le autorità sportive a sospendere definitivamente tutta l’attività agonistica. La ripresa delle ostilità nel 2020/21 si rivela devastante. Sul campo il campionato inizia male e prosegue peggio. Nonostante i vari cambi in panchina(Modica, Maiuri, Campilongo, ancora Maiuri) e un tourbillon di calciatori la musica cambia poco. Tra gennaio e febbraio la squadra sembra avere un positivo sussulto, ma poi entra di scena ancora una volta il Covid-19. Viene contagiata praticamente tutta la squadra, dai calciatori allo staff, compreso il vice di Campilongo, Antonio Vanacore, che muore il 16 marzo 2021, dopo un mese di strenua lotta. La tragedia è il colpo di grazia per la squadra, che si infila in un tunnel dal quale non riesce più ad uscire. Le sconfitte si moltiplicano fino a quella di Palermo del che sancisce l’aritmetica retrocessione in Serie D.

Il Club passa la presidenza all’avv. Alessandro Lamberti

La cocente delusione non abbatte patron Santoriello, che punta subito al ritorno tra i professionisti affidando la ricostruzione all’esperto direttore sportivo Pietro Fusco. La squadra di base c’è, i risultati nell’immediato arrivano, ma le prestazioni lasciano a desiderare. Quando anche i risultati iniziano a stentare, soprattutto in trasferta, il tecnico Ferazzoli viene sollevato dall’incarico e sostituito con Emanuele Troise. Nonostante il lavoro del tecnico partenopeo e un girone di ritorno di alto livello, gli Aquilotti devono arrendersi alla Gelbison, che chiude la stagione 2021/22 con un punto in più in classifica. La Cavese, nonostante la vittoria dei play-off, è costretta a giocare ancora in Serie D. Mentre Troise e i suoi uomini preparano la nuova annata nel ritiro di San Gregorio Magno, arriva a sorpresa la notizia del cambio al vertice della società: l’avv. Alessandro Lamberti, nipote del Giudice Alfonso Lamberti (presidente onorario della Cavese tra gli anni ’70 e ’80), rileva le intere quote del Club. La carica del presidente onorario viene ora ricoperta dal prof. Alfredo Lamberti, fratello di Alfonso.

 

A cura di Luca Senatore