Quando pensi ad un campionato vinto hai in mente molti ricordi, tante foto, tantissimi aneddoti. Ti gira in testa quella punizione segnata dall’idolo con la maglia bleufoncè o quella vittoria magari ottenuta in trasferta sul campo di una storica rivale. Quando ripensi ad un campionato vinto, insomma, ti passano dinanzi agli occhi tutti i momenti belli, tutte le domeniche a saltare e cantare, o, come nel mio caso, tutte le domeniche ad intervistare, gestire dirette radiofoniche, rispettare i tempi di chiusura degli articoli da spedire in redazione.
Sfogliando l’album dei ricordi, quando mi soffermo sulla promozione dei record del 2002/2003, ho spesso, davanti agli occhi, una sola istantanea: una parata di Stefano Ambrosi. Un gesto di un professionista apprezzato da tutti che, di fatto, ha quasi certificato la promozione e il ritorno tra i professionisti. 9 marzo 2003: al “Lamberti” la Cavese di Mario Somma deve ritornare a far punti. Reduci da un pareggio poco brillante a Capo d’Orlando e da una precedente battuta d’arresto casalinga con la Rossanese, gli aquilotti devono tener testa al Lamezia.
L’avversario non evoca bei momenti: la gara d’andata contro il Delianuova era costata cinque mesi di esilio lontano dall’impianto di via Mazzini. La partita è tosta, i tifosi come sempre sospingono la squadra, e la Cavese passa in vantaggio con uno strabiliante Gigi D’Aniello. Ma, in pieno recupero, l’arbitro di turno, Scoditti di Bologna, rischia di far saltare tutti i piani assegnando un calcio di rigore al Delianuova. Tra l’incredulità generale, “Saracinesca d’oro 2003” Stefano Ambrosi si oppone alla conclusione di Giacco. Una parata che vale, al pari di tutti i record e i gol segnati dai compagni di squadra di Ambrosi, un pezzo di promozione in serie C2. Senza quel gesto da campione, la storia, forse,
sarebbe stata del tutto diversa.
Dino Medolla